"Elettrico Elettronico" è la prima raccolta di composizioni ed improvvisazioni estemporanee provenienti dal mio archivio personale datato 1979 e caratterizzate principalmente dall'uso di sintetizzatori e da una consapevole e certosina manipolazione elettronica di nastri pre-registrati.

All'epoca (almeno fino a tutto il 1982) era una mia consolidata abitudine concentrare una parte della mia ricerca sonora (principalmente notturna) nella sperimentazione con i più svariati generatori di suono a mia disposizione e - allo stesso tempo - alterare e modificare elettronicamente i nastri così ottenuti (o provenienti da altre sorgenti ... comprese le più improbabili).

Era particolarmente entusiasmante lavorare con suoni prodotti con alcuni dei migliori sintetizzatori allora in commercio (ARP Odyssey, Korg Ms-20, Thomas Synthy) e mescolarli con quanto prodotto dall'uso (ma principalmente "abuso") di apparecchiature radio, del mio vecchio cabinet Thomas 125 e del piano elettrico Fender Rhodes 88 o anche delle prime stravaganti drum-machines reperibili (che io affettuosamente chiamavo "dumb-machines").

Ma la "cifra stilistica principale" della mia ricerca di quei giorni era soprattutto caratterizzata dall'utilizzo indiscriminato del mio personale modello di sintetizzatore, conosciuto come "PIZZYNTH", un davvero rudimentale "tone generator" completamente autocostruito e capace di produrre irripetibili risonanze grazie a due oscillatori auto modulati (spesso totalmente a caso).

Purtroppo l'unico esemplare di questo strumento di "puro terrorismo sonico" è andato perduto negli anni (con mio grandissimo rammarico) e quindi non ci sono delle immagini per descriverlo nei suoi particolari, ma per provare a darne una minima idea visiva può servire scrivere che era comunque un box trapezoidale di legno (30x25x15) con una cover di plexiglass adeguatamente forata per lasciare spazio ai potenziometri ed agli switch on-off, che permetteva così di osservare "a nudo" tutti i componenti elettronici utilizzati.

Produceva suoni "improponibili" in contesti ragionevoli, ma perfetti in territori alieni ... ed erano proprio quei "territori alieni" la mia destinazione preferita.

Il materiale qui contenuto quindi è diretta conseguenza della frequentazione obliqua di una dimensione sonora astrattamente immaginifica (basta intendersi sul concetto stesso di "immagine") e quindi è fortemente sbilanciato verso una parallela ricerca visuale (non è un caso che altra parte della produzione di quel 1979 sia stata utilizzata negli anni successivi anche per commentare installazioni multimediali ... soprattutto con il gruppo di lavoro che faceva riferimento alla produzione artistica del gruppo RUINS).

***

Back in 1979 (and at least until all of 1982) it was a consolidated habit of mine to focus my sound research (mainly nocturnal) in experimenting with the most varied sound generators at my disposal and - at the same time - altering and electronically modifying the tapes thus obtained (or obtained from other sources ... including the most unlikely).

It was a particularly exciting time to work on sounds produced with some of the best synthesizers then on the market (ARP Odyssey, Korg Ms-20, Thomas Synthy) and mix the results with what was produced by using (but mainly "abusing") of radio equipment, or from my old cabinet Thomas Organ 125 and the Fender Rhodes 88 electric piano or even from the first extravagant drum-machines available (which I affectionately called "dumb-machines").

But the "main stylistic code" of my research of those days was above all characterized by the indiscriminate use of my personal synthesizer model, known as "PIZZYNTH", a truly rudimentary "tone generator" completely self-built and capable of producing unpredictable resonances thanks to two self modulated oscillators (often totally in random mode).

Unfortunately the only example of this instrument of "pure sonic terrorism" has been lost over the years (to my great regret) and therefore there are no images to show it in its details, but to try to give a little visual idea of it may be useful to write that it was a trapezoidal wooden box (30x25x15) with a suitably perforated plexiglass cover to make room for the knobs and on-off switches, which thus allowed to observe all electronic components used.

It produced "impossible" sounds in reasonable contexts, but absolutely "perfect" in alien territories ... and it was precisely those "alien territories" that were my favorite destination.

The material contained herein is therefore a direct consequence of following an highly imaginative oblique attitude towards a new sound dimension therefore strongly biased with some sort of a parallel visual research (apparently it is no coincidence that another part of my personal 1979 production was used in the following years in multimedia installations within the artistic production of the RUINS band).